In un mondo in cui i nostri valori sono sempre più legati all’edonismo, al piacere del momento, alla felicità “apparente”, il saggio di Ernesto De Martino suona come un richiamo coraggioso alla realtà.
Sembra che in una società che valorizza il culto dell’essere belli e giovani per essere felici, non ci sia spazio per accettare la certezza della morte, che diventa così un tabù, e che la sofferenza ad essa annessa debba essere nascosta.
Questo dolore, indispensabile per l’elaborazione del lutto, sarebbe probabilmente meno grande se la morte fosse nuovamente un argomento di cui si parla apertamente, senza mezze parole, come lo era nel passato, poiché essendo intrinseco alla vita, non può essere dimenticato. E’ un dovere dell’adulto quello di non nascondersi dietro frasi che celano la verità, ma al contrario affrontare la morte e il suo significato, sia religioso, sia ateo, con i bambini e i ragazzi
Ernesto ci ricorda che i percorsi da affrontare sono meno dolorosi se si rispettano i riti, che possono sembrare fuori luogo oggi, ma che sono necessari, sia per il singolo, sia per la collettività. La società ha infatti il dovere di farsi carico delle sofferenze di un suo membro. Attraverso i riti, si può ritrovare il senso del bello e una pace interiore imprescindibile dal percorso di elaborazione del lutto.
Un saggio breve, ricco tuttavia di spunti riflessivi, che deve essere assolutamente letto da chi, a vario titolo, in quanto genitore, familiare, insegnante, ha a che fare con bambini e ragazzi.
dott.ssa Gabriella Laffaille